Riciclaggio dei metalli: le vecchie auto sono miniere preziose

Ogni anno il mercato europeo butta fino a 20 tonn d’oro nascoste nei veicoli fuori uso. L’Urban Mine Platform ha tracciato il percorso dei metalli rari e preziosi nel settore auto
















veicoli fuori uso costituiscono delle vere e proprie miniere urbane di materiali preziosi ad oggi per lo più ignorate. Lo rivela un nuovo studio condotto dalla Chalmers University of Technology, in Svezia, e dedicato al riciclaggio dei metalli delle vecchie auto. I risultati del lavoro svedese confluiranno nel database Urban Mine Platform, lo strumento creato dal Progetto Prosum per mostrare il percorso dei metalli critici nel mercato europeo, dall’inizio alla fine. La piattaforma è l’unica al mondo a classificare i metalli che potrebbero essere riciclati a partire da auto, apparecchiature elettriche e dispositivi elettronici.
Si scopre così che, nonostante l’automotive europea continui ad aumentare la quantità di materiali preziosi e rari impiegati (e per lo più importati), la maggior parte è ancora costretta a un destino da rifiuto. Ogni anno, ad esempio, il mercato europeo butta fino a 20 tonnellate d’oro nascoste nell’urban mining delle vecchie auto.

“Questi metalli sono necessari per far procedere la transizione verso tecnologie più ecologiche, come auto elettriche, celle solari, illuminazione a LED ed energia eolica, quindi qualsiasi rischio di approvvigionamento costituisce un problema strategico ed economico per l’Unione Europea”, spiega Maria Ljunggren Söderman, ricercatrice presso Environmental Systems Analysis dell’ateneo svedese. “Inoltre, queste sono risorse limitate che devono essere utilizzate in modo sostenibile”. Comprendere il contributo dei veicoli a fine vita nei confronti del riciclaggio dei metalli, soprattutto se preziosi o rari, diventa quindi fondamentale.


Söderman ha analizzato 260 milioni di veicoli leggeri della flotta europea, determinando le quantità di metalli critici presenti nei mezzi e i rifiuti prodotti. Uno degli elementi che salta subito all’occhio, assieme al progressivo aumento degli scarti, è la crescita nell’utilizzo di nuovi materiali critici.
Questo è principalmente dovuto al fatto che stiamo costruendo mezzi sempre più avanzati, con una grande quantità di elettronica, materiali leggeri e convertitori catalitici. L’aumento del numero di veicoli elettrici si aggiunge a questo sviluppo, anche se finora rappresentano solo una piccola parte della flotta”, aggiunge la ricercatrice.

Uno di questi materiali è il Neodimio, metallo appartenente al gruppo delle terre rare, molto utilizzato nella produzione di componenti magnetici di microfoni e auricolari. L’elemento sta trovando sempre più spazio anche nell’industria automobilistica, motori dei veicoli elettrici in primis. Si stima che entro il 2020 ci saranno circa 18.000 tonnellate di Neodimio nella flotta europea, nove volte la quantità presente nel 2000. I prezzi di questo metallo (così come di altre terre rare) stanno crescendo progressivamente con l’aumento della domanda di mercato, ma hanno subito una vera impennata nel 2017, quando la Cina – primo produttore al mondo – ha chiuso diverse miniere illegali.
Allo stato attuale il riciclaggio dei metalli delle terre rare è parecchio in ritardo e non sempre il recupero è visto come la strategia d’elezione su cui puntare. La Toyota, ad esempio, sta cercando di correre al riparo realizzando i primi magneti per motore elettrico, in cui una parte del Neodimio sia sostituita con Lantanio e Cerio (terre rare a basso costo).

L’oro è un altro esempio e i ricercatori sono rimasti letteralmente sorpresi delle quantità di questo elemento nascoste nei veicoli: nel 2015 si contavano circa 400 tonnellate del prezioso metallo nella flotta europea in circolazione e altre 20 nei mezzi dismessi.
Söderman spera che i risultati della ricerca stimolino un cambiamento. “I produttori di automobili e le industrie del riciclaggio dei metalli devono collaborare per garantire che qualcosa accada. Deve essere possibile fare di più di quello che facciamo al momento, dopotutto lo si fa già con le apparecchiature elettriche ed elettroniche”.

fonte: http://www.rinnovabili.it