Un tesoro in attesa di essere scoperto















La trasformazione dell’economia, da lineare a circolare, permetterà di recuperare immensi capitali che oggi diventano rifiuti. Il nuovo modello potrebbe avere un impatto positivo su Pil e occupazione e l’Italia può ambire a un ruolo da leader.

Il flusso di materia in ingresso nel sistema è immenso: solo nel 2010, oltre 65 miliardi di tonnellate di nuovi materiali sono entrati nell’economia. Nel 2020, in uno scenario business as usual, si prevede di raggiungere il tetto degli 82 miliardi. Risorse che, naturalmente, non sono distribuite egualmente tra stati e che quindi sono contese, vista la crescente domanda di materia risultante dalla crescita demografica globale (9 miliardi nel 2050) e dall’ingresso nella classe media dei consumatori di sempre più persone (saranno oltre 5 miliardi entro la fine del decennio). Ci sarà materia per tutti? A scuola, ancora qualche anno fa, le maestre, per illustrare il dilemma della scarsità di materia nel mondo, impiegavano una spiegazione malthusiana classica: cosa succederebbe se tutti i cinesi usassero la carta igienica? Nel giro di un anno non ci sarebbero più foreste. L’assunto è teoricamente corretto, eppure stiamo andando in quella direzione.

Da una quindicina d’anni siamo entrati in una fase dell’Antropocene di rinnovata scarsità di materie prime. Serve quindi rispondere alla seguente domanda: quali processi dobbiamo trasformare per creare un mondo dove tutti possono sfruttare il benessere offerto dalle tecnologie e dai saperi, superando i limiti imposti dall’economia lineare?  Si calcola che ogni anno si generano 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani (Msw, municipal solid waste), ovvero una media 1,2 kg di rifiuto al giorno pro-capite.
Secondo stime della Banca Mondiale, nel report What a Waste. A global review of MSW, nel 2025 queste cifre potrebbero aumentare fino a 1,42 kg di rifiuto pro capite, per oltre 2,2 miliardi di tonnellate l’anno.
Solo in Italia si genererebbero oltre 65 milioni di tonnellate di rifiuti urbani
annui. Oggi siamo a circa 55 (di cui 13 vanno nella differenziata). Ma il rifiuto
potrebbe essere molto di più. Secondo la International Solid Waste Association (Iswa), in realtà, le statistiche non sono accurate. Una fonte di Iswa ha dichiarato
che “non sappiamo con nessuna certezza quanto rifiuto esattamente disponibile
esiste nel mondo”. Un mare di materia potenziale, che a livello volumetrico
corrisponde a più di 7.000 volte l’Empire State Building, con un valore
monetario incalcolabile e sconosciuto.
Semplicemente, non esiste ancora una metrica reale per valutare questo
immenso capitale. E non c’è solo il rifiuto…


fonte: http://ambienteinforma-snpa.it